L’eterno femminino … e il volante
“L’eterno femminino ci farà salire al cielo”, così Wollfgang Goethe, anche lui affascinato e coinvolto dall’amore di Margherita, poneva fine al Faust riassumendo tutte le caratteristiche tipiche, eterne ed immutabili, del fascino femminile, o meglio della femminilità più vera e più forte, quella intima e non repressa, quella che dona il piacere di amare ma anche il coraggio di osare conducendo alle stelle.
Quante donne nella mitologia e nella storia del mondo hanno amato, combattuto, gareggiato ed osato restando esempi immortali e splendidi nella memoria dei tempi. E in queste memorie, per mio piacere e passione, vorrei siano ricordate anche altre figure femminili; donne che hanno fatto “rumore” ….. emergendo a fine secolo XIX° in un campo nuovo, l’auto-mobile. Da circa due secoli il mondo è entrato nell’era “moderna”, quella delle tecnologie e delle macchine, e questo è diventato uno spazio nuovo e diverso, aperto a tutti, dove anche le suffragette, vinte le loro battaglie, ebbero accesso a pieno diritto e con grande capacità. Le donne sono entrate e si sono affermate in tutti gli ambienti del nostro vivere, quelli un tempo per loro inimmaginabili, e persino in quello dei motori, dove la Velocità, a detta anche dei Futuristi, ne è sempre stata regina incontrastata e grande seduttrice.
Sono state centinaia le donne che dalla fine dell’800 agli anni’30, per nulla intimorite, ma anzi rinvigorite e imbaldanzite dalla luce dei nuovi tempi e delle nuove tecnologie, si sono cimentate alla guida di quei strani mezzi che stavano via via sostituendo cavalli e carrozze. Qui ne ricorderemo alcune, quelle comunque che conquistarono maggior notorietà e vari successi proprio nelle competizioni automobilistiche.
Sin dagli albori dell’automobile molte donne, abbigliate all’uopo con eleganti mantelline, sciarpe fluenti, fioriti cappelli ed occhialoni, furono attirate dalla curiosa novità e si misero spavaldamente alla guida di quei insoliti, primitivi e fumosi veicoli a motore. E una donna ne fu purtroppo anche la prima vittima, l’inglese Bridget Driscoll, investita a Londra nel 1896 da una Roger-Benz che procedeva alla folle velocità di 13 Kmh! Forse, e comunque per comune tradizione, il titolo “mondiale” di prima donna al volante spetta a Bertha Benz, moglie di Carl Benz, ovviamente con una vettura Benz Motorwagen del 1888 che, da sola con i quattro figli, percorse oltre 100 km da Manheim alla loro residenza di campagna. E’ assodato invece che in Italia la prima “autiera” con regolare e formale patente di guida, istituita nel 1903, fu la marchesa Adriana Bosurgi di Messina, proprietaria del ricco giardino botanico di Villa Pace e dell’Isola Bella a Taormina che raggiungeva con la sua Oldsmobile, seguita da Franca Florio (moglie di Ignazio jr.) e Giovanna D’Ondes Florio di Palermo, tutte nel 1906, lo stesso anno della prima Targa Florio. Segue, pare, Ernestina Prola, di Torino, nel 1907.
Ma la soddisfazione di andar più forte di un altro, oltre che la vanità, il brivido insano e struggente della velocità e quindi delle competizioni, non lasciò indifferenti neppure le rappresentanti del cosiddetto gentil sesso che poi in gara hanno spesso dimostrato di avere certo un altro sesso ma niente affatto gentile. In Italia, e secondo me nel mondo, il titolo di prima donna pilota da corsa, vera e convinta, spetta assolutamente alla contessa veneziana Elsa d’Albrizzi, fondatrice e prima Presidente del Club Automobilisti Veneti che nel 1894, a soli 22anni, vinse la Padova-Bovolenta con il triciclo Bernardi mentre nel 1899 con la sua Benz arrivò seconda assoluta alla Padova-Verona-Treviso-Padova.
Madame Labrousse (???)
Giovane parigina che nel 1899 giunse terza assoluta alla Parigi-Spa. La Labrousse sembra fosse la zia di Yvette Labrousse, Miss France 1930 e futura moglie dell’Aga Khan III. Purtroppo si sa ben poco di M.me Labrousse e quel poco è spesso contradditorio con altre fonti.
Miss Wemblyn (???)
Irlandese, ha gareggiato con la sua Daimler Parisienne 6hp (o Panhard&Levassor 6hp?) in una corsa automobilistica riservata alle donne organizzata dal Ranelagh Club di Londra (o Dublino-Ranelagh?) il 14 luglio 1900. Notizie scarse e contrastanti.
Camille du Gast (1868-1942)
Parigina pura, detta “l’amazzone dagli occhi verdi”, paracadutista, chanteuse, sportivissima, patente 1897; prima donna in Francia partecipante a gare automobilistiche a livello internazionale; si classificò quindicesima alla Parigi-Berlino nel 1901 su Panhard&Levassor. Nel 1902 partecipò alla Parigi-Vienna. Si distinse anche in molte gare motonautiche su scafi appositamente predisposti.
Dorothy Levitt (1882-1922)
Elisabetta “Dorothy” Levitt, della nota famiglia di gioiellieri inglesi, pioniera e attivista dell’indipendenza femminile; bravissima cavallerizza, iniziò a correre nel 1903 con motoscafi racer mossi da motori Napier, azienda per cui collaborava; con una De Dion vinse una medaglia d’oro alla 1000 Miglia Trial di Hereford (di consolazione perché ebbe vari problemi meccanici); insegnò a guidare alla regina Alessandra di Danimarca, moglie di Edoardo VII, re d’Inghilterra, e alle principesse loro figlie. Fu premiata come donna più veloce d’Inghilterra; detenne il record di velocita Londra-Liverpool in tre giorni con una De Dion Buton; vinse la sua classe nell’Autocar Challenge Trophy di Brigthon con una Napier 80hp; nel 1906 si aggiudicò il primo posto assoluto al Shelsley Walsh Hillclimb; nel 1908 fece il record mondiale di velocità a Brooklands, rimasto imbattuto fino al 1913, con una Napier sei cilindri a ben 146,25 Kmh. Partecipò anche a varie competizioni internazionali in Germania e Francia. Nel 1909 prese anche il brevetto di pilota di aerei. La leggenda dice che sia stata lei a inventare lo specchio retrovisore sulle automobili.
Va anche ricordata Anna Maria Borghese, moglie del principe Scipione Borghese che, come bravissima e intrepida fotografa, seguì il marito e il giornalista Luigi Barzini del Corriere della Sera alla massacrante ma vittorosa corsa dalle mille peripezie Pechino-Parigi nel 1907 con la Itala. Fotografò le rovine di Palmira e le genti dell’Asia, i terremoti di Messina (1908) ed Avezzano (1915), gli avvenimenti d’Italia nei primi del ’900, la marcia su Roma e, come crocerossina di prima linea, le trincee e i combattimenti dei nostri soldati nella prima guerra mondiale.
Kay Petre (1903-1994)
Deliziosa giovane inglese che per tutti gli anni ’30 gareggiò moltissimo in Inghilterra, a Brookland, con la Wolseley, la Bugatti, l’Invicta e la Riley; fu accesa rivale di Gwuenda Hawkes-Stewart, Irene Schwedler e Margaret Allan del Team MG. Pilota regolare e molto veloce ottenne ottimi risultati anche a Donington Park, a Crystal Palace, poi in Francia e persino in Sud Africa. Pare abbia avuto una breve storia d’amore con un altro pilota, il principe Bira del Siam. Troncò la carriera nel 1937 dopo un terribile incidente in prova per la 500 Km di Brooklands causato da Reg Parnell e si dedicò al giornalismo. Per conto della British Motor Corporation disegnò a fine anni ’50 gli interni della Mini.
Gwenda Hawkes-Stewart (1894-1990)
Combattiva pilota inglese di auto e moto, si distinse in numerose gare particolarmente a Brooklands negli anni ’30. Guidò e coordinò il servizio ambulanze sui fronti russo e rumeno nella prima guerra mondiale ove le vennero concesse numerose e importanti decorazioni sul campo. Nel 1921 stabilì il record motociclistico delle 1000 Miglia a Brooklands con una Ner-A-Car. Corse anche in Francia, a Montlhèry, dove si aggiudicò il record delle 24 Ore con una moto Terrot-Jap. In auto, nei primi anni ’30, si classificò due volte alla 24 Ore di Les Mans con una Derby motorizzata Maserati. In competizione con Kay Petre si aggiudicò nel 1935 il titolo di donna più veloce a Brooklands.
Odette Siko (1899-1984)
Affascinante giovane parigina che negli anni ’20 e ’30 partecipò con successo a numerose competizioni motoristiche guidando sia Bugatti che Alfa Romeo. Giunse quarta assoluta alla 24 Ore di Les Mans del 1932 e prima nella classe fino a 2000cc con un’Alfa 6C 1500 Testa Fissa opportunamente preparata. Concluse con piazzamenti onorevoli ben tre 24 Ore. Partecipò anche al Rally di Montecarlo, alla Parigi-Nizza, alla Parigi-Saint Raphael in coppia con Hellè-Nice; si aggiudicò vari records; corse spesso insieme ad un’altra forte pilota francese, Hellè-Nice, cui era molto legata. Corse dal ’37 al ‘39 a Montlhery e a Monte Carlo con una Mattford V8 3600cc del team Yacco Oil.
Hellè-Nice (1900-1984)
Nata Mariette Hèlène Delangle fu modella, acrobata, ballerina con il nome d’arte di Hellè-Nice, … e pilota. Donna spericolata ed esuberante, amante della velocità in ogni sua forma, passò alle corse automobilistiche dopo un incidente con gli sci che mise fine alla sua carriera di ballerina. Fu amica delle famiglie Rothschild e Bugatti. Partecipò a vari Gran Premi di Francia con una Bugatti 35 dipinta di un blu elettrico molto particolare. Corse anche in America con una Miller. Fu la prima a introdurre pubblicità di varie e potenti aziende sulle vetture da corsa. Partecipò con la sua personale Alfa Romeo 8C Tipo Monza, dipinta con due diverse tonalità di colore, al tragico Gran Premio d’Italia a Monza del 1933 ove persero la vita Campari, Borzacchini e Czaikowski. Nel ’36 vinse la Coppa delle Dame a Montecarlo e partecipò sempre con la sua Alfa al Gran Premio di San Paolo in Brasile ove ebbe un grave incidente e finì persino in coma per alcuni giorni, fatto che non le impedì di partecipare successivamente alla Mille Miglia e al Gran Premio di Tripoli. Nel 1949, dopo il Rally di Montecarlo, accusata da Louis Chiron, pare senza alcun motivo e senza alcuna prova, di collaborazionismo con i nazisti e di essere stata una spia della Gestapo si ritirò definitivamente dalle corse e morì dimenticata e in estrema povertà.
Elisabetta Junek (Eliska Junkova) (1900-1994)
Cecoslovacca, nata Alzbeta Pospialovà, sposò il banchiere Vincenc Junek e si fece chiamare Elisabetta Junek. La Junek è stata una delle più forti e aggressive “pilotesse” della storia delle corse. Il famoso giornalista Giovanni Canestrini scrisse nel 1965 che “la giovane e graziosa signora cecoslovacca rimane ancor oggi uno dei più luminosi esempi di guida femminile”. Correva con una Bugatti personale gialla e nera e in gara dava parecchio filo da torcere a molti colleghi maschi. In Sicilia, sulle Madonie, dove si era allenata per un mese e conosceva ogni curva a menadito avendo fatto un giro persino a piedi, era assolutamente alla pari con i più forti piloti della Targa Florio. Nel 1926, fu privata della sicura vittoria per un banale incidente che le causò una uscita di strada. Si rifece nel 1928 arrivando quarta assoluta dopo essere stata a lungo in testa e mancò la vittoria perché rallentata da alcune pietre messe lungo il percorso poco prima del suo passaggio per favorire le vetture italiane Alfa Romeo. Vinse comunque l’altra Bugatti di Divo e secondo arrivò Campari con l’Alfa 6C 1500. La Junek ebbe la soddisfazione di aver messo dietro Minoia, Fagioli, Maserati, Borzacchini, ecc. Due mesi dopo, durante una corsa al Nurburgring insieme al marito andarono fuori strada, Vincenc morì sul colpo e la moglie ebbe una fortissima depressione. Vincenzo Florio la invitò varie volte a Palermo per la Targa ma la Junek non corse mai più e vendette tutte le auto. Il regime comunista disapprovando il suo status sociale ed i passati successi le tolse il passaporto pur lasciandola in pace. Riuscì almeno a vedere la caduta del muro e ultranovantenne partecipò persino a un raduno Bugatti in America.
Maria Antonietta d’Avanzo (1889-1977)
Vera pioniera dell’automobilismo sportivo italiano, aviatrice e giornalista, nacque in Veneto. Entrò nel mondo delle corse nel 1918 al volante di una SPA 35/50hp giungendo prima assoluta al Giro del Lazio. Si dovette ritirare alla XI Targa Florio del 1920 per noie meccaniche alla sua Buick. Nel ’21 partecipò al Circuito del Garda con un’Ansaldo e fu terza dietro Corrado Lotti e Tazio Nuvolari, entrambi piloti ufficiali Ansaldo. Con la Packard 12C corse in Danimarca e rientrò in Italia per correre al Circuito di Brescia con un’Alfa Romeo G1, affiancata dal meccanico ufficiale Giulio Ramponi, nipote di Antonio Ascari, giungendo terza. Quindi alla Coppa della Perugina con la Mercedes 180K, sempre terza. E poi fu protagonista in alcune Mille Miglia; Targa Florio; Parma-Poggio Berceto e tante corse minori; la passione non le impedì di iscriversi alla 500 Miglia di Indianapolis ma, per problemi di famiglia dovette tornare in Italia e non potè prendere il via; giunse sesta alla Tobruk-Tripoli nel 1940. Insomma corse davvero ovunque e con ogni tipo di vettura. Fu molto stimata e amica di tutti quelli dell’ambiente. Frequentò D’Annunzio, gli Agnelli, Nicola Romeo e poi come zia del regista Roberto Rossellini inculcò anche a lui la grande passione per l’auto finendo per presentarlo a Ferrari e … ne venne fuori un altro pilota con vetture Ferrari straordinarie. Un bellissimo libro a cura di Luca Malin, ricco di foto e documenti di estremo interesse, ne racconta ogni fase della sua vita straordinaria (“Indomita”).
Anna Maria Peduzzi(1912-1979)
Nacque a Como ed era la moglie del pilota Franco Comotti. Detta “La Marocchina” per il particolare colorito della sua pelle, iniziò a correre negli anni ’30 con l’Alfa Romeo 6C 1500 SS, acquistata dalla concessionaria Alfa a Modena di Enzo Ferrari e fu l’unica donna a far parte della Scuderia Ferrari di cui era pilota anche il marito. Corse quasi sempre da sola e occasionalmente anche con il marito. Nel 1934 vinse la Classe 1500 alla Mille Miglia. Dopo vari anni di interruzione riprese a correre nel dopoguerra ottenendo subito numerosi successi. Con la Stanguellini e con l’Alfa 1900 Sprint vinse la Coppa delle Dame. Sempre con la Stanguellini fu terza di Classe alla Mille Miglia. Corse anche con una Ferrari 500TR alla Targa Florio ed altre competizioni in Italia sempre con ottimi risultati. La sua ultima corsa fu nel 1961 con un’Alfa Romeo Giulietta.
Peduzzi con la sua Alfa Romeo 6C 1750 GS Testa Fissa alla Mille Miglia
Ada Pace “Sayonara” (1924-2016)
Torinese purosangue, iniziò a correre in moto con una Vespa con cui vinse vari Campionati di Gimkana per passare nel ’54 all’automobilismo con il nome da guerra “Sayonara” (in giapponese arrivederci) che spesso apponeva al posto della targa posteriore! In circa 10 anni di attività sportiva (1954-1964) ha conquistato undici titoli nazionali di velocità, sei nella categoria Gran Turismo e cinque nelle Sport. Iniziò con vetture Fiat (1500 6C) ma i suoi principali successi li ottenne con l’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce con cui si classificò quarta di Classe persino sul difficile circuito del Nurburgring. Nel 1958 con la Giulietta SZ vinse la Trieste-Opicina e con la stessa vettura fu tra le protagoniste sia alla Trento-Bondone che alla Targa Florio. Seconda assoluta alla Aosta-Pila con la Osca 1100. Corse anche con la Lotus, la Ferrari 250 e in Formula Junior. Andava molto più forte di altri noti piloti che spesso se la prendevano a male; al Circuito di Modena, nel 1960, vinse la Coppa d’Oro ACI e il secondo e terzo classificati, per il disappunto, non si presentarono alle premiazioni. Era fidanzata con Giulio Cabianca, morto a seguito di incidente al Circuito di Modena nel 1961. Si ritirò dalle corse in seguito a un pauroso incidente al Rally dei Fiori nel febbraio del 1965 da cui uscì miracolosamente illesa.
Maria Teresa De Filippis (1926-2016)
Cara vecchia amica napoletana, arguta e verace, fu l’unica donna al mondo a cimentarsi con un certo successo nelle gare di Formula 1. La chiamavano “il pilotino”, ma furono tutti costretti a temerla e a rispettarla. Nel 1950, con la Urania-BMW, animò un fenomenale Giro di Sicilia sotto la pioggia finendo quarta. Seconda assoluta nel Campionato italiano Sport Classe 1100 nel 1954 e nella Classe 2000 nel 1955. Iniziò per scommessa con una piccola Fiat Topolino battendo tutti i giovanotti napoletani alla Salerno-Cava dei Tirreni. Guidò le Sport monoposto Urania e Giaur sempre con ottimi piazzamenti. Con la Osca 1100 disputò nel 1954 uno splendido Campionato Italiano e avrebbe vinto il titolo se un grave incidente al Giro di Sardegna, e non per sua colpa, non l’avesse bloccata. Pur restando con l’udito compromesso si comprò una stupenda Maserati 2000 A6GCS restando fedele al Tridente sino alla fine della carriera. Con questa vettura fu prima assoluta alla Catania-Etna nel 1955. Ebbe vari e gravi incidenti, anche queste volte quasi tutti non per sua colpa, particolarmente a Buenos Aires, al Mugello e in Portogallo dove la sua Maserati si spezzò in due. Con la Maserati F1 fece scintille a Monza nel Gran Premio del 1958. Nel 1959 disputò il Gran Premio di Montecarlo con una Behra-Porsche. Ebbe una breve ma intensa storia d’amore con Luigi Musso. Si ritirò dalle corse nel 1959 dopo essere arrivata quinta al Gran Premio di Siracusa F1 ed essere rimasta soprattutto molto colpita dalla morte del suo amico Jean Behra in una gara di contorno al Gran Premio dell’AVUS in Germania. E’ stata Presidente dell’Associazione ex Piloti Gran Premio.
“Lella” (Maria Grazia) Lombardi (1941-1992)
Piemontese. Dopo la De Filippis fu la seconda donna italiana a guidare una vettura di F1 addirittura in 12 Gran Premi. Iniziò con i kart per passare alla Formula Monza nel ’65 quindi alla Formula 3 dove giunse seconda assoluta al Campionato Italiano nel 1968. Campione Italiano Formula 850 nel 1970 con la Biraghi mentre nel 1971 primeggiò con le Formula Mexico. Corse con la Lola T 330 e la Formula 5000 nel Rothmans F5000 Championship. Nel 1976 fece il suo esordio in F1 nel GP di Gran Bretagna con la Brabham BT42 per poi passare nel ’75 alla March. Alternò gare anche con vetture Sport insieme alla pilota francese Marie-Claude Beaumont con l’Alpine. Pilota combattiva e sfortunata riscosse discreti piazzamenti ma venne spesso appiedata per noie meccaniche delle sue auto delle marche più diverse (Porsche, Osella BMW, Lola). Nel biennio 1982-1984 partecipò al Campionato Europeo Turismo con le Alfette GTV6 2500 del Jolly Club insieme ad Anna Cambiaghi, Giancarlo Naddeo, Giorgio Francia e Rinaldo Drovandi. Al Nurburgring corse anche nel DTM sempre con l’Alfa Romeo. Morì di cancro a soli 51anni.
Michelle Mouton (1951)
La francese Michèle Mouton è considerata la donna più rappresentativa del mondo rallystico internazionale poiché, oltre ad essere una delle tre donne capaci di ottenere una vittoria in gare valide per delle serie mondiali, è stata anche vicecampione del mondo nel 1982 con la celeberrima Audi Quattro. Dopo ben quattro tappe del mondiale vinte, nove podi e 162 vittorie nelle prove speciali la guidatrice francese decise di ritirarsi in seguito all’abolizione del leggendario Gruppo B nel 1986. Dal 2010 è membro dirigenziale della FIA.
Lyn St. James (1947)
I tempi attuali vedono ormai molte ragazze, animate sicuramente da forte passione, cimentarsi nelle più disparate discipline sportive dell’automobilismo, dalle gare di regolarità ai dragster, e sovente con risultati molto lusinghieri. Non me ne vogliano per non averle citate o semplicemente dimenticate. Essendo giovanissime per il momento le ho solo tralasciate. Desidero solo ricordare Lyn St. James, una forte pilota americana, molto veloce particolarmente a Indianapolis dove si è qualificata varie volte alla 500 Miglia. Ha vinto due 24 Ore di Daytona e una 12 Ore di Sebring, ha partecipato anche alla 24 Ore di Les Mans e alla 24 Ore del Nurburgring. Nel 1995 ha stabilito un record mondiale a Indianapolis con una velocità di 363 Kmh.
E così, concludendo, non ci resta che concordare in pieno con Goethe. L’eterno femminino, ah!!, quale magnifico, avvolgente e consolante viatico per il cielo ….
Stefano d’Amico
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